Il giocatore con più autogol della storia

Scopriamo chi è il giocatore con più autogol della storia, andando a ripercorrere le storie del passato e analizzando le statistiche. Nel calcio segnare è sinonimo di gloria. Ma, quando il pallone varca la linea della propria porta, la giocata si trasforma in frustrazione.
L’autogol rappresenta uno degli errori più temuti dai calciatori, specialmente dai difensori, spesso esposti a situazioni di emergenza o a deviazioni involontarie. Sebbene l’autorete sia una parte naturale del gioco, in alcuni casi diventa un vero e proprio marchio indelebile.
Richard Dunne è il giocatore con più autogol della storia
Ogni campionato ha i suoi protagonisti sfortunati ma c’è un nome che li batte tutti: Richard Dunne. È lui il giocatore con più autogol della storia nei principali campionati professionistici.
La sua carriera è stata eccellente, però il numero di autoreti che ha accumulato lo ha reso celebre in maniera negativa. Richard Dunne, difensore centrale irlandese nato a Dublino nel 1979, ha disputato molti match in Premier League. Ha vestito le maglie di:
- Everton
- Manchester City
- Aston Villa
- Queens Park Rangers
Forte fisicamente, abile nel gioco aereo e sempre generoso in campo. Dunne è stato apprezzato per la leadership e per la solidità. Tuttavia, nel corso degli anni ha collezionato 10 autogol in Premier League, un record ancora imbattuto.
La storia di un primato negativo
Il primo dato negativo che riguarda il giocatore con più autogol della storia arrivò nella stagione 2004/05 con il Manchester City, in una gara contro il West Bromwich. Poi gli episodi si sono susseguiti a intervalli irregolari, fino al 2014, anno del suo ritiro.
La maggior parte degli autogol avvenne in situazioni complesse: tentativi di intercettare cross pericolosi, deviazioni su tiri forti da distanza ravvicinata, sfortunate carambole.
In molte partite gli autogol di Dunne hanno influito sul risultato finale. In particolare, un match del 2011 tra Aston Villa e QPR lo vide segnare nella propria porta in modo goffo dopo una respinta del portiere.
Nonostante tutto, nessuno ha mai messo in discussione il valore tecnico di Dunne. Anzi, il suo record evidenzia quanto fosse sempre al centro dell’azione, pronto a rischiare in ogni fase difensiva.
A livello statistico Dunne ha totalizzato oltre 430 presenze in Premier League, risultando tra i difensori più presenti nella storia del campionato inglese.
Oltre ai 10 autogol, ha segnato anche 8 reti regolari e ha conquistato quattro volte il premio come “Giocatore dell’anno” del Manchester City tra il 2004 e il 2008. Il suo primato, sebbene insolito, è comunque inserito in una carriera lunga e prestigiosa.
Gli “inseguitori” di Dunne nel record di autoreti
Dunne domina la classifica degli autogol con 10 reti nella propria porta. Diversi altri calciatori, però, si avvicinano a questo numero. Nella Serie A italiana i nomi più noti sono quelli di Franco Baresi e Riccardo Ferri, entrambi con 8 autoreti in carriera.
Baresi, leggendario capitano del Milan e della Nazionale italiana, è considerato uno dei più grandi difensori centrali di tutti i tempi. Le sue 8 autoreti in oltre 500 partite di Serie A rappresentano un dato che sorprende. Tuttavia occorre leggerlo in proporzione al suo altissimo numero di presenze e all’importanza del ruolo difensivo. La capacità di anticipare gli avversari lo portava spesso a rischiare interventi complessi, alcuni dei quali purtroppo finivano con l’autorete.
Proseguiamo con Riccardo Ferri, bandiera dell’Inter tra gli anni ’80 e ’90. Insieme a Baresi, dunque, è il giocatore con più autogol della storia in Serie A Anch’egli difensore centrale, noto per la marcatura aggressiva, è spesso ricordato per alcuni episodi sfortunati, tra cui un’autorete in un derby acceso contro il Milan.
Nel campionato inglese troviamo poi:
- Jamie Carragher (7 autogol)
- Martin Skrtel (7)
- Phil Jagielka (7)
- Wes Brown (6)
Carragher, storico difensore del Liverpool, è stato una colonna della retroguardia dei Reds per oltre un decennio. Anche lui, come Dunne, ha avuto un notevole carico di autoreti ma è sempre stato rispettato dai tifosi.
Gli autogol nelle grandi competizioni
Ai Mondiali FIFA gli autogol sono aumentati significativamente nel corso degli anni. Il primo in assoluto risale al 1930, firmato dal messicano Manuel Rosas. Fino al 1990 erano considerati rari. Poi, con l’aumento della pressione e dell’intensità di gioco, il numero è cresciuto esponenzialmente.
Nel Mondiale del 2018 in Russia si è registrato il record: ben 12 autoreti in un solo torneo. Tra i più celebri troviamo l’autogol di Aziz Bouhaddouz nel recupero di Marocco-Iran e quello di Fernandes in Francia-Portogallo.
Gli Europei non sono da meno. Durante Euro 2020 (giocato nel 2021) si sono registrati 11 autogol, un numero senza precedenti nella storia della competizione. Ricordiamo ad esempio quello del portoghese Ruben Dias contro la Germania e l’autorete clamorosa del portiere slovacco Martin Dubravka contro la Spagna.
Anche in Champions League si segnalano autoreti illustri. Sergio Ramos, Gerard Piqué e Kalidou Koulibaly hanno segnato nella propria porta.
Perché si verificano così tanti autogol?
La maggior parte degli autogol nasce da tre dinamiche ricorrenti:
- Interventi in scivolata per anticipare l’attaccante
- Deviazioni involontarie su tiri diretti in porta
- Errori di comunicazione tra portiere e difensore
I difensori centrali sono i più esposti perché passano gran parte della partita nell’area di rigore, soprattutto in fase di pressione avversaria.
Non è raro che un giocatore come Dunne si ritrovi in mezzo a una mischia a dover intervenire in frazioni di secondo: lì basta un piccolo rimbalzo o una deviazione millimetrica per trasformare una giocata difensiva in un autogol.
La stanchezza, inoltre, gioca un ruolo fondamentale. Una statistica curiosa dimostra che molti autogol arrivano negli ultimi 15 minuti della partita, quando la lucidità cala e la tensione aumenta.
Anche i campi bagnati o le traiettorie imprevedibili del pallone moderno possono contribuire a esiti inattesi.
Il peso psicologico dell’autogol
A differenza di un errore tecnico qualsiasi, l’autogol ha un forte impatto psicologico. Segnare nella propria porta può compromettere l’autostima del giocatore e, in alcuni casi, anche la percezione che i tifosi hanno di lui.
I grandi campioni però sanno reagire, come ha dimostrato lo stesso Richard Dunne, il giocatore con più autogol della storia. Nonostante i suoi 10 autogol, infatti, è stato titolare fisso, ha indossato la fascia di capitano, ha guadagnato il rispetto di allenatori e compagni.
Oggi gli staff tecnici lavorano molto sulla “gestione dell’errore”, aiutando i calciatori a metabolizzare questi episodi con maggiore consapevolezza. Alcuni club hanno persino psicologi sportivi interni, proprio per affrontare queste situazioni senza traumi.
Un record che racconta il lato umano del calcio
Il calcio è fatto di tecnica, tattica ed emozione. Ma anche di errori. Gli autogol sono parte integrante di questo sport e, talvolta, lasciano un segno più profondo dei gol veri e propri.
Richard Dunne, il giocatore con più autogol della storia, è l’esempio perfetto di come il fallimento e la dedizione possano convivere. I suoi 10 autogol non cancellano il valore della sua carriera. La rendono ancora più umana, autentica e degna di essere raccontata.