Le squadre di calcio più forti di tutti i tempi

Il palcoscenico globale del calcio regala grandi emozioni. La magia di una stagione perfetta nasce dall’alchimia tra strategia, qualità dei giocatori e visione tattica del mister. Quando parliamo della squadra di club più forte di tutti i tempi, dunque, non ci riferiamo soltanto al palmarès ma all’impatto sul gioco, all’innovazione sportiva, alla capacità di dominare campionati e competizioni internazionali.
In questo viaggio all’interno delle dieci squadre di calcio leggendarie, esamineremo moduli, numeri, protagonisti e sovvertimenti di paradigma che hanno lasciato un segno indelebile nella storia di questo meraviglioso sport. Ogni singola narrazione racconta la forza di un collettivo e un’idea di calcio che ha ispirato generazioni di tifosi e addetti ai lavori.
Inter (1964-1965)
Sotto la guida magistrale di Helenio Herrera, la squadra di club nerazzurra impostò il celebre “catenaccio attivo”, un sistema difensivo basato su:
- Due linee strette
- Marcature a uomo
- Rapide ripartenze
Nel campionato 1964/65 l’Inter vinse lo Scudetto con 17 vittorie, 6 pareggi e 11 sconfitte, realizzando 49 gol e subendone soltanto 32. Nel biennio 1963-1965 i nerazzurri conquistarono due Coppe dei Campioni (1964 e 1965), sconfiggendo Benfica e Partizan Belgrado in finale.
Protagonisti come Sandro Mazzola (17 gol in Serie A ’64/’65), Giacinto Facchetti e Luis Suárez (artefice del gol decisivo nella finale europea) erano il mix ideale di solidità e imprevedibilità. Ciò rese la squadra di calcio interista un modello impeccabile di efficacia difensiva.
Inter (2009-2010)
La squadra di club guidata da José Mourinho realizzò il primo Triplete nella storia italiana, mettendo in bacheca:
- Titolo di Serie A (82 punti, con 28 vittorie, 5 pareggi e 5 sconfitte)
- Coppa Italia
- Champions League
Il 22 maggio 2010 a Madrid, infatti, Diego Milito firmò entrambe le reti nella finale contro il Bayern Monaco (2-0).
Con un’organizzazione tattica basata sul 4-2-3-1, puntellata da un pressing ossessivo e un contropiede chirurgico, l’Inter 2009/10 annoverò campioni come Wesley Sneijder (13 gol in campionato), Maicon e Samuel Eto’o (12 reti). La capacità di Mourinho di alternare equilibrio e aggressività rese quella squadra di club un modello di gestione emotiva e strategica, capace di chiudere 17 gare in trasferta senza subire sconfitte in campionato.
Real Madrid (1955-1960)
La prima era dei Galacticos, benché all’epoca non fossero ancora chiamati così, è la quintessenza della squadra di club dominante: cinque Coppe dei Campioni consecutive (1956-1960).
Con Alfredo Di Stéfano (una media di 1,03 gol a partita in Coppa), Ferenc Puskas e Paco Gento, il Madrid trionfò in Liga 1956/57 con 31 vittorie su 30 incontri e mise a segno 115 gol contro 42 subiti.
Il 13 maggio 1956, nella prima finale europea, il Real piegò il Reims 4-3 grazie a una doppietta di Di Stéfano. Quell’impresa sancì la nascita del mito e la supremazia della squadra di calcio spagnola in ambito continentale.
Real Madrid (2014-2018)
Con Zinedine Zidane in panchina, il collettivo di club dei blancos scrisse pagine indelebili di storia: quattro Champions League in cinque stagioni (2014, 2016, 2017, 2018) e due Mondiali per club.
Il trio BBC (Bale, Benzema, Cristiano Ronaldo) totalizzò oltre 200 gol, mentre la squadra rimase imbattuta per 40 gare europee tra il 2016 e il 2018. In Liga il Real Madrid nel 2016/17 chiuse a 93 punti, realizzando 106 gol e subendone 29.
L’approccio basato su transizioni rapide, pressing asfissiante e talento individuale trasformò la squadra di club in un paradigma di qualità tecnica assoluta.
Milan di Sacchi (1987-1991)
Arrigo Sacchi rivoluzionò il calcio italiano con il 4-4-2 e il noto “falso nueve”, associando marcature a zona, linea difensiva alta e pressing a tutto campo.
Il club rossonero vinse:
- Due Coppe dei Campioni consecutive (1989, 1990)
- Uno Scudetto (1988/89)
- Due Supercoppe europee
Giocatori come Marco van Basten (54 gol tra ’87 e ’91), Franco Baresi, Carlo Ancelotti e Ruud Gullit misero in mostra un un calcio moderno, fluido e verticalizzante. La sinergia tra costruzione tattica e creatività fece di quella squadra di calcio un’icona di bel gioco e concretezza, con medie di 2,3 gol segnati e 0,8 subiti per partita.
Barcellona di Messi (2008-2012)
La visione di Pep Guardiola cambiò radicalmente la squadra di club catalana in un vero e proprio laboratorio del tiki-taka: possesso palla al 68%, 45 passaggi medi per azione e pressing alto.
In cinque stagioni i blaugrana conquistarono:
- Tre Scudetti in Liga (2009, 2010, 2011)
- Due Champions League (2009, 2011)
- Il celebre sextuple del 2009
Lionel Messi, capocannoniere con 47 gol in Champions 2011/12, fu sostenuto da Xavi (620 passaggi riusciti a gara), Andrés Iniesta e Sergio Busquets. Il bilancio numerico parla di 450 reti realizzate e 110 subite su 230 partite ufficiali, confermando che la squadra di club blaugrana era diventata maestra indiscussa del calcio di posizione.
Ajax di Cruijff (1970-1973)
Sotto la guida di Rinus Michels prima e Stefan Kovacs poi, l’Ajax di Cruijff rivoluzionò il total football: uomini intercambiabili, compattezza difensiva e pressione asfissiante.
Ecco alcuni numeri stratosferici:
- Tre Coppe dei Campioni di fila (1971 1973)
- Tre campionati olandesi
- 345 gol segnati in Eredivisie 1971/72
Il solo Johan Cruijff ne mise a segno 33. La dinamicità di Cruijff, Neeskens e Suurbier, parallelamente alla coraggiosa linea difensiva alta, fecero di quella squadra di club un modello tattico, seguito poi da intere generazioni di allenatori.
Bayern Monaco (2019-2020)
Nel biennio della pandemia la squadra di club bavarese dominò con un poker domestico ed europeo:
- Bundesliga (82 punti, +13 sul Lipsia)
- DFB Pokal
- Champions League
- Supercoppa UEFA
Sotto la guida di Hansi Flick il Bayern realizzò 100 gol in Bundesliga 2019/20 (media di 2,94 a gara), con Robert Lewandowski capocannoniere a 34 reti. La solidità difensiva (appena 32 gol subiti) e l’intensità del pressing hanno evidenziato un calcio verticale, dinamico e spietato in fase di riconquista della palla.
Manchester United (1998-1999)
La squadra di club fu magistralmente guidata da Alex Ferguson con un 4-4-2 flessibile. Anche qui i successi non mancarono:
- Premier League (79 punti)
- FA Cup
- Champions League con il famoso gol di Solskjær al 93′ della finale contro il Bayern Monaco
Con David Beckham, Paul Scholes e Roy Keane a dettare ritmi e qualità, lo United chiuse la stagione con 81 gol segnati e 37 subiti in campionato. L’attitudine al recupero e l’incredibile coesione di squadra resero quel Manchester United un simbolo di mentalità vincente.
Manchester City (2022-2023)
Con Pep Guardiola in panchina la squadra di club dei citizen realizzò una tripletta storica in Inghilterra:
- Premier League (89 punti, 89 gol fatti, 33 subiti)
- FA Cup
- Champions League (1-0 in finale contro l’Inter)
Con Erling Haaland capocannoniere della Champions a quota 12 gol e Kevin De Bruyne autore di 20 assist in campionato, il City era inarrivabile. L’equilibrio tra fase di possesso (68%) e pressing organizzato rese questa squadra di club il paradigma del calcio moderno d’élite.